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Roseto Capo Spulico - Virtual Community

Ricciola di 25 Kg a Roseto Capo Spulico

Quanto segue è il racconto, a caldo, di una battuta di pesca appena terminata. Siamo abituati a sentire di storie che sanno di leggenda metropolitana, o di pesci che “ingigantiscono” man mano che il racconto passa di bocca in bocca. Questa volta abbiamo incontrato l’autore delle gesta, ed una foto che lo ritrae imbracciare “il bestione”. “Sabato scorso – comincia a raccontare Giovanni Staffa, commerciante di Villapiana Lido ed appassionato come pochi di mare, di pesca e dell’ambiente marino in genere – trascorso la mattinata in negozio, decido di distendere un pò i nervi: cosa più rilassante di una uscita in mare in solitaria? Erano già le 13 e 30, e, considerando che dovevo ancora arrivare all’imbarcazione, metterla in acqua, raggiungere il punto scelto che dista circa 4 miglia dal luogo di partenza, non mi rimaneva molto tempo a disposizione (visto che siamo alla fine di novembre per cui fa buio alle 17.00). Decido quindi per la via più breve, il ‘vertical jigging’, tecnica che mi permette di insidiare le ricciole di taglia senza dover disperdere tempo ed energie nella ricerca di esche vive. Così, prendo al volo la mia fedele canna Rabdomax e parto a razzo”. “Verso le 15,00 – continua Giovanni – sono già sul punto prestabilito, al largo di Capo Spulico. Dopo altri 30 minuti senza traccia, finalmente l’ecoscandaglio registra delle marcature interessanti; colpo di retromarcia e calo velocemente l’esca. Il primo tentativo va a vuoto. Ricalo, e dopo alcune rapide jerkate avverto un colpo forte e secco, ma senza che il pesce rimanga ferrato”. Ora Giovanni rivive i momenti concitati della battuta di pesca, e la voce tradisce una certa emozione: “Ritorno sul monitor dell’ecoscandaglio; vedo ancora le marcature sotto la barca, quindi riprovo per la terza volta. Dopo poche jerkate di nuovo un forte colpo. Ferro il pesce deciso più volte, a ripetizione ed ecco che la preda parte come un treno. La canna è completamente curva ma senza sofferenza, per questo motivo serro ulteriormente la frizione (grazie anche al trecciato da 60lb. in bobina che me lo consete – questo e un’altro punto forte del vertical jogging. poter forzare il pesce fin dall’inizio del combattimento, vivendo così emozioni indescrivibili. Sembra quasi di tenerlo per la coda, si avverte tutto in maniera amplificata, dalle testate violente alle fughe, in pratica sembra d’avvero un tiro alla fune). Dopo scarsi 10 minuti di lotta vedo arrivare il pesce ancora molto vitale sottobordo, cosa che non sarebbe stata possibile trainando con il vivo, dove i tempi di recupero sono più che raddoppiati e la preda arriva stremata in superficie”. “Alla fine – conclude Giovanni – tiro su il bestione che risulterà pesare 25 chili e mi rallegro pensando al fatto che nel nostro tratto di mare dell’alto jonio è ancora possibile trovare questi esemplari (diventati ormai rari causa l’intensa pesca professionale), indice di un ecosistema, se pur sfruttato più del dovuto, ancora sano”.

Fonte: Calabria Ora – Paride De Paola

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