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Roseto e i Suoi Castelli

La nostra storia...
Il Castello Templare di Federico II

IL CASTRUM PETRAE ROSETI

Si narra che il Castrum Petrae Roseti è sorto sui ruderi di un vecchio luogo di culto cristiano posto sul roccione a picco sul mare e che aveva sostituito un antico tempio pagano dedicato a Venere che nasce dal mare.

Federico II di Svevia con un proprio decreto decise di ristrutturarlo donandogli l’attuale splendore.

Come era solito, l’imperatore non scriveva della vita di corte e dei castelli che lo ospitavano ma se esprimeva e tramandava ai posteri attraverso segni lapidei, segni esoterici, che, se letti opportunamente, fanno comprendere il suo pensiero.

Nel castello di Roseto lasciò i segni delle tre religioni monoteiste, significando che egli non faceva distinzione tra religioni, come non faceva distinzioni tra razze.

Seppure con i pirati arabi avesse avuto scontri, tuttavia il suo cassiere era un arabo. Federico II lasciò impressa sul portale principale del Castrum anche la Rosa della Famiglia Rosacroce che era praticamente la più nota e importante famiglia templare.

Recenti studi hanno altresì interpretato i segni trovati su un onfale, venuto alla luce durante lavori di restauro.

Quei segni ricordano la passione di Cristo con un Agnus Dei che ad osservarlo lascia esterefatti.

Tutto ciò premesso e dimostrato dalle inequivocabili fotografie, possiamo oggi aggiornare la storia del Castello di Roseto aggiungendo la sua inequivocable templarità.

Luogo religioso, quindi, dove alcuni esperti hanno dimostrato, sempre interpretando i segni lapidei trovati, che sia transitata la sacra sindone proprio durante il periodo del regno federiciano in cui della sindone non risultano riferimenti storici di passaggio attraverso luoghi del continente europeo.

Federico II era solito rinserrare i suoi segreti. A completare la templarità e religiosità di questo castello, è intervenuta, ultima, la consultazione di alcuni storici delle antiche mappe catastali del comune di Roseto (Foglio 34) da cui si evince che il castello ha una pianta trapezoidale simile al Tempio di Gerusalemme e, mentre a nord del Tempio c’è il Fiume Giordano, al Nord del Castrum Petrae Roseti c’è segnata la Terra Giordana col vicino paese di Montegiordano; a ovest del Castrum, ad omaggiare il cerchio di Salomone, costruttore del Tempio, riportato al piano terra del maniero rosetano, è indicata la contrada Piano di Salomone.

A sud c’è il Piano d’Orlando col richiamo a Re Artù ed i Cavalieri della Tavola Rotonda alla ricerca del Sacro Gral.

Ad est del maniero rosetano c’è l’acqua del mare mentre ad est del Tempio di Gerusalemme scorre l’acqua del Giordano.

Il Castello di Roberto il Guiscardo

IL CASTRUM ROSETI

Il Castrum Roseti fu edificato insieme con le mura di cinta sotto il regno di Roberto il Guiscardo.

Tra i primi documenti che sono stati rinvenuti ce ne uno di Federico II di Svevia il quale comanda al Secretus di Messina Majore di Plancatone e ad altri principi di sollevare il Castrum Roseti in modo da non rovinare i dipinti. Qui siamo tra il 1220 e il 1250.

Il Castrum Roseti è, quindi, anteriore a quello ampliato da Federico II nel 13° secolo e che è situato sul roccione a picco sul mare.

Era un castello autosufficiente con cinta murarie, le stalle, le prigioni, la cisterna per la raccolta delle acque e le stanze adibite ad abitazione del feudatario.

Di proprietà nel ‘900 della famiglia Lillo, fu da questa famiglia donato al Comune di Roseto Capo Spulico che lo restaurò, per cui oggi ospita i locali del municipio e al piano terra quelli del Museo Etnografico.

Al lato est c’è la porta urbica detta “Porta della Terra” perché da li si usciva per andare alla campagna.

Durante il periodo fascista la piazzetta adiacente alla porta urbica veniva chiamata Piano dei Cannoni e nella toponomastica Piazza della Vittoria. Oggi è chiamata Piazza Roberto il Guscardo.

Seguendo le mura di cinta che dal Castrum Roseti vanno fino al bastione per ritornare ad ovest fino al Palazzo Mazzario, incontriamo diversi ingressi, tra cui il più caratteristico è detto “Il Pertugio del Pizzo” adiacente alla torre di avvistamento in pietra secca.

Caratteristica degli ingressi al borgo sono le “vinelle” tra le quali ce n’è una che si narra sia stata classificata la più stretta via d’Italia.

Perché queste vinelle?

Perché servivano per permettere l’ingresso nel borgo abitato solo alle persone che, tornando a sera dalla campagna con gli asini carichi di roba, erano costretti, non potendo transitare per quelle strettoie gli asini con la soma, a lasciarli alla custodia delle guardie del Castrum, fisse alla porta urbica affinchè potessero prelevare la quota di roba (olive, ortaggi, grano ecc) per legge al feudatario.

Un balzo nel tempo

L'ANTICO GRANAIO

In occasione della consegna del Feudo di Roseto al nuovo proprietario Gaetano Ferrari, il delegato del Sacro Regio Consiglio ha lasciato –come risulta dal libro Roseto nella Storia di S. Lizzano- questa descrizione (5 maggio 1792): “di là siamo passati alla marina nelle sponde del mar Jonio dove sta edificato il Castello di Roseto…; dopo di che, ci siamo portati nel magazzino attiguo al castello, ben coverto a due ali e ben grande, ad uso di conservar vettovaglia”.

Dall’esame delle arcate interne di detto magazzino si evincono ancora oggi dei resti di acquasantiere con delle croci che dimostrano come precedentemente il manufatto fosse un vecchio luogo di culto cristiano.

Nel tempo fu adibito a deposito di resina e, si narra, fu incendiato nei primi anni del ‘900 per non si sa quali motivi; dolo o causa accidentale.

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